Viaggio della Memoria

IntroEsperienza “toccante”, “emozionante”, “un pugno nello stomaco” quella vissuta giovedì 16 novembre 2023 da noi studenti della classe 5ASA e da una rappresentanza delle classi 5AI e 5CI, già Esploratori della Memoria nel precedente anno scolastico.

Accompagnati dai professori Maria Suppa e Matteo Palmucci, su invito e organizzazione dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra (A.N.M.I.G.) sezione di Ancona, abbiamo accompagnato circa venti membri della suddetta Associazione in un Viaggio della Memoria. Tre le tappe effettuate, con visite guidate: alla mostra “La guerra addosso” allestita a Modena, al Campo di Fossoli e alla Casa Museo del Deportato di Carpi.

Un viaggio dall’alto valore formativo che ha interrogato la nostra umanità e originato riflessioni che vogliamo in forma anonima condividere con voi, perché solo nella pluralità delle voci può essere in parte restituito:

“La mostra di Modena sulla Prima Guerra mondiale mi ha fatto riflettere su tre cose: 1) sulle condizioni di vita nelle trincee, che erano penose e perduravano anche per settimane, che diventavano ancor più insostenibili con la pioggia... ma, nonostante questo, gli uomini trovavano consolazione nelle lettere alle famiglie che li collegavano a una realtà felice; 2) la brutalità delle armi utilizzate, che spesso avevano lo scopo non di uccidere, ma di mutilare; 3) il rimpatrio dei mutilati, che non si riconoscevano più e che al ritorno erano visti come mostri perfino dalle persone che prima li amavano”.

“Al campo di internamento, concentramento e smistamento di Fossoli sono stato colpito dal paesaggio circostante: ho provato ad immedesimarmi in un detenuto che esce di mattina, magari uggiosa e nebbiosa, dalla sua baracca, e vede la desolazione più totale intorno a lui: solo file di altre baracche, filo spinato e guardie; nient'altro. Nel Museo di Carpi è stato molto toccante leggere le frasi dei condannati a morte, estratti di lettere ai familiari di questo tenore: - Il mio passato lo conosci, il presente è straziante, e il futuro non ce l'ho -”.

“Dell'intera giornata mi sono rimaste particolarmente impresse e scolpite nel cuore le frasi incise sui muri del Museo di Carpi, di quei padri e figli che sono partiti per la guerra, lasciandosi alle spalle la possibilità di una vita felice e realizzata. Mi ha colpito la percezione di quella disumanità, insensibilità, di quell'odio, quasi materiale che ha travolto l'esistenza di milioni di persone”.

“La visita del Campo di Fossoli è stata molto toccante e ha suscitato in me un'intensissima rabbia: rabbia verso il passato, verso quegli esseri che all'interno del campo hanno diviso gli uomini come fossero pecore, in base al tipo di macello al quale erano destinati. Rabbia verso il presente, verso tutti coloro che non capiscono o fingono di non capire la gravità di quello che è successo, verso tutti quelli che dopo ottant'anni fanno ancora parlare di sé al telegiornale per i loro atti di antisemitismo. Rabbia verso il futuro, che non sembra più così tanto promettente com'era quando lo osservavo con gli occhi da bambina, un futuro che sembra segnato, ancora una volta, dall'odio, dalle guerre e dal razzismo. Al Museo di Carpi sono rimasta profondamente segnata da tutte le testimonianze lasciate dai condannati a morte. Il colpo di grazia è stata l'ultima stanza perché, dopo aver affrontato il Museo praticamente in apnea, senza emettere un singolo suono, siamo entrati in quello che letteralmente è stato concepito

come il luogo della riconquista dell'identità, dove sono segnati alle pareti più di 15.000 nomi di persone italiane che sono state deportate nei campi di concentramento dell’Europa orientale. Una riconquista del valore dell'individuo, che in un tempo non troppo lontano da noi era stato considerato un oggetto”.

“La storia, le varie vicende politiche e la guerra sono sempre più spesso viste come eventi lontani da noi, quasi astratti, date e concetti per dibattiti... facendo così però si perde l'umanità degli avvenimenti, si perdono di vista le persone che vissero immerse in quelle tragedie. La visita di oggi è stata molto significativa perché ha riportato al centro l'identità, le persone con le loro emozioni, i loro sentimenti; partendo dalle mostre, ci ha fatto comprendere la crudeltà della guerra e delle sue conseguenze, sia dal punto di vista fisico che anche psicologico, aspetto che molte volte passa in secondo piano. Negli oggetti in mostra e nelle stanze del percorso museale sono incisi i sogni dei giovani, consapevoli del fatto che stanno per morire e che vedranno le loro speranze non realizzate; giovani che hanno tuttavia fiducia nel fatto che le loro morti potranno portare insegnamenti al futuro. Perché un ragazzo di vent'anni non può morire invano”.

“La stanza finale dei nomi mi ha lasciato di sasso. E con un sentimento di oppressione impressionante. Pensare che tutti quei nomi scritti appartenevano a persone come me, che sono state deportate, mi ha lasciato angosciato”.

“Dopo tanti anni di studio a scuola nei quali ho avuto l'occasione di conoscere le due Guerre Mondiali, posso finalmente dire che questo viaggio d’istruzione è stato il metodo migliore per affrontare l'argomento. Ritengo particolarmente istruttiva la visita al Campo di Fossoli e al Museo di Carpi. Farò molta fatica a dimenticare le emozioni che ho avuto all'interno delle sale museali. Ad ogni sala che visitavamo sentivo il cuore battermi sempre più forte. I brani estrapolati dalle lettere dei deportati erano ciò che faceva più male: la consapevolezza dei deportati che la loro vita sarebbe tragicamente finita risuonava per tutto il Museo. Sono una persona che empatizza facilmente, ma sono sicuro che persino una persona dal cuore di pietra e che rinnega questi avvenimenti farebbe fatica a mantenere la calma. Sono in qualche modo felice del fatto che il Campo sia (almeno in parte) rimasto in piedi. È importante testimoniare ciò che è successo e tramandarlo alle generazioni future”.

“L’esperienza che abbiamo vissuto al Campo di concentramento di Fossoli mi ha segnato molto, è stata una piena di emozioni che si alternavano, tra rabbia, ribrezzo nei confronti di coloro che sono stati capaci di eseguire cose brutali verso persone innocenti, uomini, donne, bambini; tristezza, angoscia, come se leggendo tutte quelle frasi incise sulle pareti del Museo di Carpi avessi assorbito un po’ del dolore di ogni destinatario e un po’ del dolore di colui che le scriveva, consapevole del fatto che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe stretto una penna fra le dita”.

“Passeggiando per i sentieri del Campo mi guardavo attorno e cercavo di immaginarmi quel posto pieno di persone, tutte senza capelli, tutte con la stessa divisa e scalze, tutte identificate da un misero numero. Al solo pensiero rabbrividisco ancora! Come si può fare una cosa del genere? Così cruda, così disumana... È stata una delle esperienze più significative della mia vita, è stato come prendere parte

a tutte le vicende del passato, come se le frasi estrapolate da quelle lettere fossero scritte anche un po’ per me. Ci ho lasciato un pezzo di anima e cuore”.

“Questa gita a Modena, Fossoli e Carpi è stata un'esperienza molto impressionante e toccante. Vedendola con i miei occhi, la realtà dei fatti ha avuto ancora più impatto su di me, mi sono resa conto ancora di più della fortuna che la mia generazione ha avuto a non dover ricevere questo trattamento di discriminazione e annientamento”.

“La mostra di Modena è stata la nostra prima tappa, è stata una visita tutto sommato breve, ma comunque molto immersiva. I cartelloni con le foto sono diretti, forti e crudi, mostrano lati della grande guerra, spesso tralasciati, ma di enorme valore. Anche la proiezione video a cui abbiamo assistito è stata molto interessante perché ha approfondito importanti temi legati alla guerra, mostrando immagini evocative che aiutano ad immedesimarsi. Ci tengo a dire che ho apprezzato particolarmente anche l'intervento del vicesindaco di Modena che ci ha invitato a riflettere sulla situazione attuale delle guerre e della povertà e della morte che il tempo non ha cancellato; ha quindi insistito sul valore della pace che non deve mai essere dato per scontato”.

“La visita di istruzione è stata un'esperienza molto significativa per me: vedere con i miei occhi uno dei tanti luoghi di dolore e sofferenza qual è il campo di concentramento di Fossoli, avere la possibilità di leggere le ultime parole di vita di innocenti condannati o pronti a morire per un ideale mi hanno fatto comprendere ancora di più quanto bestia possa rivelarsi l'essere umano e hanno fatto in modo che la mia testa rimbombasse di domande: ma come si può ridurre un uomo in quelle condizioni? Ma perché? Il Museo del deportato mi ha colpito più di tutti, più volte mi sono ritrovata con un nodo in gola e le lacrime agli occhi perché non riesco a capacitarmi della violenza e della cattiveria usata verso persone che non avevano colpa. Leggere di tanto dolore è stato come ricevere un pugno nello stomaco. E non vi sono abbastanza lacrime nel mondo per esternare tale sofferenza. Solo una è la domanda che continuo a pormi nel momento in cui scrivo: “Perché? Perché? Perché?”

Le studentesse e gli studenti della 5ASA

Brechet